L'anno appena trascorso, tra le tante cose, ha portato via con sé anche il ricordo del centenario della Rivoluzione bolscevica (24 ottobre 1917). Quello che cent'anni fa veniva salutato in Italia come l'evento di rifondazione dell'umanità (e della sinistra), ha animato durante quest'anno numerosi eventi (mostre, reportage e recital teatrali), perdendo quasi del tutto la dimensione valoriale e celebrativa che ancora rivestiva durante il suo cinquatesimo (24 ottobre 1967). All'interno del mondo politico italiano, la generazione postcomunista, - ancora presente nei molti partiti germinati dalla dissoluzione del P.C.I. -, ha vissuto la ricorrenza nell'imbarazzo del silenzio, crogiolandosi tutt'al più nell'esaltazione della diversità del comunismo italiano rispetto agli eccessi totalitari dell'esperienza sovietica. Eppure, questi stessi politici avevano mosso il proprio apprendistato politico nel culto di Vladimir Ilyich Ulyanov (detto Lenin) e del colpo di stato bolscevico. Cosa è accaduto dunque? Qualcuno dirà: semplice, il crollo del Muro di Berlino. Tuttavia questo silenzio assume in Italia i contorni malsani di un processo di rimozione, che cancella il comunismo anzitutto nella memoria di chi comunista si definiva fino a qualche decennio fa, come già osservava nel 2002 Miriam Mafai (nel volume Il silenzio dei comunisti, con Vittorio Foa e Alfredo Reichlin). La ricerca storiografica ha inoltre chiarito come la messa in mora della Rivoluzione d'Ottobre sia avvenuta secondo una deliberata strategia del P.C.I., pronto a sostituire sul finire degli anni Ottanta le celebrazioni dell'Ottobre rosso con quelle della Rivoluzione francese (cfr. A.Possieri, Il peso della storia - Memoria, identità, rimozione dal Pci al Pds, Il Mulino). Solo gli stupidi non cambiano mai idea, si obietterà; però qui il problema è che i comunisti italiani, divenuti socialdemocratici nel 1991 con la fondazione del PDS, giunsero alle loro giuste conclusioni, saltando una chiara premessa, ovvero: "compagni, per lungo tempo, ci siamo sbagliati nel denigrare la socialdemocrazia".
Questa premessa mi è parsa necessaria per introdurre l'argomento di questo post, che documenta un'attività di apprendimento svolta, all'interno del programma di storia, con la mia classe quinta del Liceo delle Scienze Applicate. L'attività, che ha lo stesso titolo di questo articolo, nasce anzitutto dall'idea di didattizzare una serie di articoli di giornale pubblicati dal quotidiano La Stampa nei mesi di ottobre e novembre 2017. Si tratta precisamente di dieci articoli sotto forma di intervista ad importanti intellettuali della scena mondiale, i quali si interrogano appunto su quale sia stata la vera natura dell'esperienza bolscevica e quale ne sia, dopo cent'anni, l'eredità politica. Di queste interviste ho deciso, per fini didattici, di selezionarne soltanto cinque, precisamente quelle che coinvolgono:
Prima di giungere a questo obiettivo, c'era bisogno tuttavia che gli studenti possedessero i necessari prerequisiti: ovvero, la conoscenza del contesto storico da cui emerge l'esperienza bolscevica, oltre a possedere informazioni su Lenin e le sue divergenze teoriche e d'azione rispetto al marxismo ortodosso degli altri partiti presenti sulla scena russa d'inizio Novecento. Per raggiungere questo obiettivo, mi sono servito dunque sia di video lezioni che di lezioni frontali, secondo l'ottica del cosiddetto blended learning: ovvero, un apprendimento misto che si serve dello spazio fisico in presenza e di quello virtuale a distanza. Le video lezioni che ho utilizzato sono quelle reperibili all'interno del canale Youtube della Treccani, caricandole all'interno del software EdPuzzle, il quale consente di inserire all'interno del video quesiti aperti e/o chiusi sui contenuti della video lezione. In classe, invece, le lezioni in presenza sono state incentrate sull'analisi laboratoriale di fonti storiche dell'epoca.
Acquisiti i prerequisiti necessari, i ragazzi sono passati alla fase vera e propria di realizzazione del podcast. Per far ciò, ho pensato di organizzare il lavoro dei gruppi servendomi in parte della metodologia del cosiddetto jigsaw: tecnica di apprendimento cooperativo sviluppata dallo psicologo statunitense Elliott Aronson. Alla luce di ciò, la procedura seguita è stata la seguente:
A questo punto, non restava ai vari gruppi che realizzare a casa le tracce audio per i podcast, che sono stati da me pubblicati all'interno della web radio Podomatic.
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BENVENUTI!Mi chiamo Eros Grossi. Dal 2004 sono un insegnante di Lettere presso i licei di Roma e provincia. Questo è il mio blog: nato per condividere fuori dall'aula il lavoro che svolgo tutti i giorni in classe. Archivi
Ottobre 2022
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