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FUORIAULA

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​MI CHIAMO EROS GROSSI. DAL 2004 SONO INSEGNANTE DI LETTERE PRESSO I LICEI
DI ROMA E PROVINCIA. NEL CORSO DI QUESTI ANNI HO MATURATO UN GRANDE INTERESSE VERSO ​I TEMI DELL'APPRENDIMENTO MULTIMEDIALE E DEL DESIGN DIDATTICO. ​QUESTO È IL MIO blog,​ NATO PER CONDIVIDERE 
FUORI DALL'AULA IL LAVORO ​CHE SVOLGO TUTTI I GIORNI IN CLASSE.​

COSA RESTA DEL COMUNISMO

31/1/2018

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L'anno appena trascorso, tra le tante cose, ha portato via con sé anche il ricordo del centenario della Rivoluzione bolscevica (24 ottobre 1917). Quello che cent'anni fa veniva salutato in Italia come l'evento di rifondazione dell'umanità (e della sinistra), ha animato durante quest'anno numerosi eventi (mostre, reportage e recital teatrali), perdendo quasi del tutto la dimensione valoriale e celebrativa che ancora rivestiva durante il suo cinquatesimo (24 ottobre 1967). All'interno del mondo politico italiano, la generazione postcomunista, - ancora presente nei molti partiti germinati dalla dissoluzione del P.C.I. -, ha vissuto la ricorrenza nell'imbarazzo del silenzio, crogiolandosi tutt'al più nell'esaltazione della diversità del comunismo italiano rispetto agli eccessi totalitari dell'esperienza sovietica. Eppure, questi stessi politici avevano mosso il proprio apprendistato politico nel culto di Vladimir Ilyich Ulyanov (detto Lenin) e del colpo di stato bolscevico. Cosa è accaduto dunque? Qualcuno dirà: semplice, il crollo del Muro di Berlino. Tuttavia questo silenzio assume in Italia i contorni malsani di un processo di rimozione, che cancella il comunismo anzitutto nella memoria di chi comunista si definiva fino a qualche decennio fa, come già osservava nel 2002 Miriam Mafai (nel volume Il silenzio dei comunisti, con Vittorio Foa e Alfredo Reichlin). La ricerca storiografica ha inoltre chiarito come la messa in mora della Rivoluzione d'Ottobre sia avvenuta secondo una deliberata strategia del P.C.I., pronto a sostituire sul finire degli anni Ottanta le celebrazioni dell'Ottobre rosso con quelle della Rivoluzione francese (cfr. A.Possieri, Il peso della storia - Memoria, identità, rimozione dal Pci al Pds, Il Mulino). Solo gli stupidi non cambiano mai idea, si obietterà; però qui il problema è che i comunisti italiani, divenuti socialdemocratici nel 1991 con la fondazione del PDS, giunsero alle loro giuste conclusioni, saltando una chiara premessa, ovvero: "compagni, per lungo tempo, ci siamo sbagliati nel denigrare la socialdemocrazia". 

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Manifesto sovietico per il 62 anniversario della Rivoluzione d'Ottobre

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