Non esistono ricerche in grado di dimostrare In questi giorni in cui la scuola, come tutta la nostra vita, è stata sconvolta dall'emergenza epidemica del COVID-19 e la sua routine ha dovuto fare i conti con l'attivazione di una modalità didattica che, molte volte, si serve di uno schermo per videoconferenze o videolezioni in modalità sincrona o asincrona, potrebbe essere utile ricordare quali sono le principali ricerche condotte in campo pedagogico sul cosiddetto "apprendimento multimediale" (multimedia learning), ovvero un apprendimento che si serve di medium che possono combinare assieme immagini, testi, voce umana e suoni. Evidentemente se riandiamo all'origine del termine multimediale, non necessariamente dobbiamo pensare al computer e alle nuove tecnologie per l'apprendimento; un libro di testo illustrato, in cui le immagini, le mappe concettuali ed altri schemi figurati affiancano paragrafi scritti rientra perfettamente in una concezione del multimediale come di un messaggio che fa uso di più canali di comunicazione. Tuttavia qui ci interessa, vista la situazione che stiamo vivendo, soffermarci proprio su quel tipo di messaggio multimediale che viene creato attraverso l'utilizzo delle nuove tecnologie. È possibile che qualche insegnante, nel mentre si accinge a realizzare una videoconferenza o una video lezione con i propri studenti, si ponga le seguenti domande: è opportuno che si veda il mio volto mentre spiego la mia lezione? Oppure è meglio che, ad accompagnare la voce che spiega, sia soltanto un testo scritto? Oppure con il solo supporto di immagini? Tutte domande a cui la ricerca di Richard E. Mayer ha tentato di fornire una risposta qualche anno fa. Nella sua opera più famosa, dal titolo Multimedia learning (Cambridge University Press, 2009, 2 ed.), Richard E. Mayer, sulla base di ricerche evidence-based da lui condotte, ha infatti enucleato quelli che sono a suo dire i dodici principi che dovrebbero governare la produzione di messaggi multimediali. Lo studioso americano è convinto che le sue non siano regole universali da seguire pedissequamente, piuttosto linee-guida da tenere presenti per la progettazione di materiale didattico. Qui di seguito una mia traduzione dall'inglese dei dodici principi di Mayer (secondo il testo della seconda edizione del saggio citato).
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"La nostra reazione convenzionale a tutti i media, A chi gli chiedeva che fine avrebbero fatto i suoi saggi, nel caso in cui la ricerca del futuro avesse sconfessato la sua teoria della ideologia tripartita degli Indoeuropei, il famoso storico delle religioni francese Georges Dumézil, che su quella teoria aveva edificato tutta la sua analisi dei miti e delle strutture sociali delle società antiche, rispondeva: “Semplice, basterebbe spostarli dalla sezione della saggistica a quella della fiction”. Per fortuna del suo autore, I libri di Dumézil possono trovare comodamente posto ancora oggi nel settore della saggistica, mentre sono al contrario i libri dei suoi detrattori ad essere via via scomparsi dai cataloghi delle più prestigiose collane editoriali. Chissà se Marc Prensky, a distanza di soli vent’anni dalla teorizzazione sui cosiddetti nativi digitali, potrà vantare una fortuna analoga; oggi che numerose indagini di pedagogia sperimentale hanno sconfessato ciò che molti, senza il conforto di indagini evidence-based, già al tempo, nel 2001, avevano intuito. Infatti, con buone probabilità, questo scrittore statunitense (e consulente per il mondo della formazione, come ama presentarsi egli stesso sul suo sito personale) potrà vantare unicamente di aver coniato un’espressione che riscuote grande fortuna ancora oggi negli articoli sul mondo della scuola, perché per il resto la validità euristica delle sue speculazioni mostra già da tempo crepe da ogni parte.
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BENVENUTI!Mi chiamo Eros Grossi. Dal 2004 sono un insegnante di Lettere presso i licei di Roma e provincia. Questo è il mio blog: nato per condividere fuori dall'aula il lavoro che svolgo tutti i giorni in classe. Archivi
Ottobre 2022
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