Se siete degli insegnanti e avete partecipato negli ultimi tempi a qualche corso di aggiornamento sulle nuove metodologie didattiche supportate dal digitale, allora ci sono ampie probabilità che vi siate imbattuti in qualche versione nostrana di una delle seguenti immagini. Di cosa si tratta? È il cosiddetto cono o piramide dell'apprendimento, anche noto come cono di Dale, dal nome del pedagogista statunitense Edgar Dale (1900-1985), che ne fece menzione per la prima volta nel 1946 (all'interno di un suo volume dedicato all'uso degli audiovisivi nell'apprendimento). La piramide/cono rappresenta graficamente il livello di ritenzione dell'esperienza di apprendimento, associando percentuali differenti a diverse attività: per essere più chiari, se da un lato la memoria tratterrebbe soltanto il 10 % di quello che si legge e il 20 % di ciò che si ascolta, guardando un video si tratterrebbe circa il 50% delle informazioni veicolate dal medium, e così proseguendo fino all'optimum percentuale del coinvolgimento del soggetto in attività di apprendimento che simulino esperienze reali. Appare chiaro come un tale ordinamento gerarchico si presti facilmente, per chi ne voglia fare un uso superficiale, a sostenere argomentazioni in cui sarebbero i dati forniti dalle scienze cognitive a sostenere la bontà dell'uso di metodologie attive di apprendimento contro la noiosa e antiquata lezione frontale dei bei tempi andati. Ma le cose stanno proprio così? Quale credibilità ha questo presunto cono di Dale? A voler indagare la questione, la risposta sembrerebbe negativa. Difatti, se Edgar Dale potesse oggi tornare in vita e andarsi a sedere tra il pubblico di insegnanti a cui il suo cono putativo viene presentato in tutte le salse (e percentuali), con buone probabilità interromperebbe il formatore di turno per dirgli: carissimo/a, questo non è affatto il mio cono! Si, perché quello che oggi circola come cono di Dale è un vero e proprio falso d'autore, come cercherò di spiegare tra poco. Prima però di invischiarci in quella che appare come una "vicenda editoriale" dai contorni poco chiari, c'è da prevenire l'obiezione di fondo che qualche lettore più attento potrebbe farmi, ovvero: e se anche queste percentuali presenti nella piramide si rivelassero false o mai usate da Edgar Dale (poiché di questo si tratta), non è forse vero quello che la piramide dice? Cioè che, ad esempio, limitarsi ad ascoltare una lezione su un dato argomento, per quanto brillante sia l'oratore, non ha la stessa ricaduta di apprendimento che essere, invece, attivamente coinvolti nello studiare quel dato argomento con il fine di spiegarlo ad un proprio pari? Ebbene, anche davanti a questa domanda, non possiamo che rispondere negativamente. Come infatti ricorda lo psicologo e docente di psicologia presso l'Università della Virginia, Daniel Willingham, nel suo articolo del 2013 Why the learning piramid is wrong, troppe e numerose sono le varianti che condizionano la ritenzione (e di cui il modello in oggetto non tiene affatto conto). Ad esempio:
Nello stesso tempo, l'obiezione più fondata a chi si ostina a diffondere il cono dell'apprendimento viene, come già detto, dal suo stesso padre putativo. Se risaliamo infatti alla fonte originaria, ovvero il testo Audio-visual methods in teaching (pubblicato per la prima volta nel 1946 e poi, senza grandi cambiamenti, ancora nel 1954 e el 1969), scopriamo che Edgar Dale mai utilizzò percentuali o numeri per indicare la ritenzione dell'esperienza di apprendimento (com'è possibile vedere nell'immagine di sotto) né tantomeno basò la sua classificazione sulla base di una ricerca scientifica. Se così stanno le cose, da dove sbucano fuori queste percentuali? Will Thailemeir, nel suo articolo People remember 10%, 20%...Oh Really?, ricostruisce l'origine dell'errore: l'aggiunta dei numeri e delle statistiche sarebbe stata originata nel 1967 da un impiegato della compagnia petrolifera texana MOBIL, il quale, in una sua pubblicazione per una rivista aziendale sulla comunicazione audio-visiva, avrebbe associato al cono di Dale le informazioni sulla ritenzione ricevute durante corsi azendiali. Ecco dispiegata l'origine della catena degli errori che continua fino ai nostri giorni. Studiare la "vicenda editoriale" del falso cono di Dale, se così possiamo definirla, nei tempi del web e del self-publishing, è a mio avviso un caso paradigmatico di come una mancata verifica delle fonti ed una scarsa cura del rispetto dell'autorialità (fenomeno a cui il web ci ha abituati con una forza non minimamente paragonabile a quanto già avveniva nei tempi dell'analogico), possa tramutare in propagatori inconsapevoli di un falso d'autore proprio quelli che dovrebbero insegnare agli altri come ricercare e vagliare informazioni affidabili online.
6 Comments
ANGELO
21/6/2020 08:55:13
La ringrazio per il suo approfondimento. Mi ha evitato di citare un'immagine vista in un corso di formazione come Cono di Dale in maniera superficiale. Importante per noi insegnanti, in particolare in questo periodo di fake news, essere i primi a compiere il cosiddetto fact checking. Grazie!
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EROS
22/6/2020 07:50:08
Felice di esserle stato utile.
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Giuseppe
20/10/2020 18:39:45
Grazie, Eros. In effetti il falso cono di Dale gira parecchio. Dipende forse dal fatto che "rende" bene l'idea... Magari lo userò in futuro (avevo già intenzione di farlo) ma integrandolo con la tua esauriente spiegazione.
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Eros
22/10/2020 20:39:17
Grazie Giuseppe
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31/3/2021 11:11:44
Buongiorno, mi chiamo Bramati Asteria. Sono una insegnante. Da anni , mi.occupo di neuropedagogia. Il cono di Dale è stato elaborato ormai diversi decenni fa. I presupposti neurologici su cui si basava non tengono conto delle nuove forme di comunicazione. Sarebbe interessante che ci fossero nelle.nuove ricerche in questo ambito.
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Eros Grossi
31/3/2021 17:28:01
Salve Asteria, non sono un esperto in questo campo specifico, ma sono sicuro che molta ricerca sia stata fatta negli ultimi decenni sui problemi che Dale indagava. Ovviamente il mio intento era quello soltanto di mettere in guardia da un uso disinvolto di "percentuali" legate alla ritenzione nell'apprendimento, soprattutto se basate su un diagramma che non è quello che aveva in mente il suo autore.
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BENVENUTI!Mi chiamo Eros Grossi. Dal 2004 sono un insegnante di Lettere presso i licei di Roma e provincia. Questo è il mio blog: nato per condividere fuori dall'aula il lavoro che svolgo tutti i giorni in classe. Archivi
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