Ninetto Davoli – Iiiiih, che so’ quelle? In questi giorni di isolamento e contatti sociali a distanza, in cui l’intellettuale medio italiano appare angosciato dagli effetti dirompenti che tutta questa didattica digitale a distanza avrà sulla scuola italiana, può avere forse un ruolo liberatorio alzare lo sguardo dal pc, dal cellulare o dal tablet ed osservare il cielo dal balcone di casa o dall’unica finestra che porta luce nella propria stanza. Alzare lo sguardo, e casomai osservare in cielo quelle particelle di vapore acqueo condensato in grado dall’antichità di “nutrire i maestri di pensiero”, come diceva Socrate nella commedia Le Nuvole di Aristofane. A lungo considerate come emblema della temporalità della vita umana e del costante mutare delle cose, le nuvole possono essere anche oggetto di studio e analisi. Ho avuto modo di scoprirlo da quando ho iniziato ad insegnare il programma della disciplina Geography IGCSE, come sviluppato dall'Università di Cambridge International Examinations. La cosa più sorprendente di questa mia scoperta è stata scoprire che l'unico modo per studiare le nuvole è osservarle in cielo. A capirlo, infatti, per la prima volta fu l'inglese Luke Howard, vissuto tra il XVIII e il XIX secolo, padre della nefologia, la branca della meteorologia che si occupa appunto delle nuvole. Come ebbe a dichiarare, Howard iniziò a coltivare questa passione durante le noiose lezioni che al tempo gli venivano inflitte a scuola, le quali ebbero l'unico merito di invogliarlo ad osservare il cielo fuori dalla finestra della classe, attratto in particolar modo dalla strana e mutevole forma delle nuvole. Per farla breve, in poco tempo Howard intuì che, se da un lato era impossibile misurare le nuvole in cielo, dall'altro non appariva impossibile individuarne le forme basiche attraverso cui transitavano. E grazie alla sua passione per la lingua e cultura latina, egli ne classificò le forme secondo una terminologia ricavata dal latino che è ancora oggi in uso. Se oggi questa scoperta può aver perso la sua sensazionalità, al tempo ne ebbe al punto tale che persino il celebrato poeta di quel secolo, J.W. von Goethe, scrisse una serie di poesie in onore delle nuvole di Howard, come del resto fece anche l'inglese Percy Shelley nella sua ode The Cloud. Sul canale TED-ED si trova un'interessante animazione, in cui si riassume la storia di Luke Howard e la sua classificazione delle nuvole. Faccio spesso uso di questo video per introdurre lo studio delle nuvole e la loro classificazione. Alla luce di quanto finora detto, mi è parso possibile da alcuni anni sviluppare a scuola un'attività basata appunto sulle nuvole e il tempo meteorologico in genere. In questa attività chiedo ai miei studenti di redigere una sorta di diario del tempo (weather diary), in cui, attraverso la raccolta di dati frutto di osservazione diretta e/o di ricerca in siti meteo, essi imparano a conoscere di quali parametri è composto il tempo meteorologico e come vengono elaborate quelle previsioni da cui dipende molto spesso la stessa organizzazione delle nostre giornate. L'attività solitamente inizia con la richiesta di raccogliere in anticipo le previsioni del tempo per la settimana successiva, con attenzione alla temperatura, umidità, quantità di pioggia, tipo di nuvole e vento. Avvicinatisi i giorni delle previsioni raccolte, gli studenti devono di norma nella stessa ora del giorno registrare la temperatura, calcolare l'umidità e la pioggia caduta, osservare il cielo e, servendosi della cosiddetta scala di Beaufort, calcolare la quantità di vento che tira. Sono tutte operazioni che nelle scuole inglese e americane vengono svolte servendosi della cosiddetta Stevenson Screen, da noi nota come Capannina Meteorologica, un attrezzo assai semplice la cui stessa collocazione può essere oggetto di problematizzazione didattica. La stessa raccolta di dati attraverso misurazione con strumenti analogici e osservazione diretta da un lato oppure attraverso rilevazione con più agevoli e comodi strumenti digitali, può prestarsi in classe ad una discussione su vantaggi e svantaggi nell'usare la nuova strumentazione digitale al posto dell'altra, apparendo la prima più precisa e di facile utilizzo, ma più portata ad una facile usura. Di seguito e in chiusura un esempio di "diario del tempo" realizzato da L.D.G., una brava studentessa della mia classe seconda.
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BENVENUTI!Mi chiamo Eros Grossi. Dal 2004 sono un insegnante di Lettere presso i licei di Roma e provincia. Questo è il mio blog: nato per condividere fuori dall'aula il lavoro che svolgo tutti i giorni in classe. Archivi
Ottobre 2022
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